Il Grande Viaggio 2005

il nostro grande viaggio ... a distanza di quasi dieci anni.

UNGHERIA – ROMANIA – BULGARIA – TURCHIA


Maggio 2005: finalmente si parte. Questa volta non dobbiamo pensare alla data di rientro: niente ferie da conteggiare, niente corse per l'ultimo traghetto ... questo è il nostro Grande Viaggio! Per mesi abbiamo studiato e sognato consultando cartine, guide e siti Web. Ora si parte, vogliamo arrivare in Turchia via terra attraverso: Ungheria, Romania e Bulgaria.
Oltre a preparare l'itinerario abbiamo dovuto ovviamente organizzare la nostra assenza da casa (per almeno tre mesi), pensare cosa poteva realmente servire in viaggio e quindi decidere cosa portare. Ognuno di noi sa bene come il concetto di “cosa serve” vari di molto, non solo secondo l'età, ma soprattutto secondo il sesso del viaggiatore. Giuliano ed io, infatti, avevamo idee un po' diverse. Alla fine siamo giunti ad un accordo ... tanto il camper è pieno di posticini dove ho potuto nascondere oggetti, a parer mio, veramente utili!
9 maggio 2005, caricato il nostro DueErre Start 303 (confidenzialmente detto Gaudì) di tutto “l'occorrente” compresa canoa due posti e vespa 125, diamo inizio alla nostra impresa. Dopo aver attraversato Slovenia e Croazia, entriamo in Ungheria (Letenye) e ci fermiamo al lago Balaton dove contiamo di trascorrere almeno una settimana. Sosta a Keszthely, nel parcheggio del parco Helikon vicino alla stazione ferroviaria, pioviggina ma il nostro entusiasmo non si spegne per poche gocce di pioggia! Giro in centro nella bella via pedonale (Kossuth Lajos utca) che conduce al castello. L'indomani dopo aver gironzolato per il mercato settimanale ci spostiamo a Veszprem, visita alla Rocca Castello e sosta notturna in parcheggio.
Dopo una notte freddina finalmente un poco di sole, torniamo sul lago, molti campeggi sono chiusi ma troviamo aperto il camping Balaton a Badocsonyors e ci piazziamo fronte lago in un bel praticello con tanto di pratoline. Ma il sole dura poco e la nostra idea di far base in campeggio e girare in vespa non si rivela delle migliori: il tempo è uggioso, il lago è tristemente color marrone, il vento soffia a più non posso e dopo una giornata in moto siamo già raffreddati! Quindi cambio di programma: aiutati da alcuni forzuti campeggiatori tedeschi “spantaniamo” il camper dalla nostra romantica piazzola erbosa (nel frattempo diventata più fangosa di un campo di rugby) e lasciamo il lago. Dopo una tappa a Tihany (paesino con imbarcadero, tipiche case dal tetto di canne e un'Abbazia benedettina), raggiungiamo Budapest dove sostiamo al Zugligeti Kempling. Campeggio piccolo e molto vecchiotto ma è il più vicino al centro; la direzione e il ristorante sono alloggiati nella vecchia stazione dei tram, il blocco servizi è in tronchi d'albero stile Far West e ti aspetteresti di veder uscire Davy Crockett dalla doccia.
Siamo in Ungheria da meno di una settimana e ci stiamo ancora ambientando, la prima impressione è positiva, le cittadine finora visitate sono accoglienti, turisticamente ben organizzate e tutto è molto curato; la lingua non è certo facile ma incontriamo spesso chi parla almeno un poco di inglese, peccato che nessuno di noi due sappia il tedesco, sarebbe utile. Soprattutto durante gli spostamenti l'ungherese, per noi decisamente ostico, complica un poco le cose: infatti i nomi di molti luoghi, composti anche da dodici caratteri, hanno magari solo due o tre vocali. Quindi devo, in rapida sequenza: leggerli al volo, trovarli sulla cartina e comunicarli (in tempo utile per svoltare) al mio pilota, che viaggia come se … sapessimo dove stiamo andando. Comunque, anche senza navigatore, non abbiamo avuto molti problemi a raggiungere le nostre mete. Tranne a Budapest dove abbiamo attraversato il ponte sul Danubio vicino all'isola Margherita (sapevamo di non doverlo fare ma tant'è) piombando così in pieno centro, sotto il Parlamento, facendoci anche un po' di corsia dei tram prima di trovare la strada giusta (l'autista del tram non ha gradito!).
I primi giri a Budapest sono un po' stancanti e dispersivi, il maltempo continua e, lasciata la moto in campeggio, dobbiamo muoverci con i mezzi pubblici (bus 158 fino a Moska ter poi metro); inoltre abbiamo beccato la settimana di pentecoste e alcuni luoghi che vorremmo visitare sono chiusi o fanno orari strani.
Nonostante questi contrattempi riusciamo comunque a goderci queste giornate, dopotutto il nostro viaggio è appena iniziato. Peccato certo anche per i bei parchi (come quello dell'isola Margherita) che con il sole devono avere tutt'altra atmosfera. Rinunciamo anche alle Terme: con questo tempo non abbiamo voglia di altra umidità! Vuol dire che al ritorno chissà...?
pest da buda
La parte che ci è piaciuta di più della città è la zona vecchia di Buda, dove abbiamo gironzolato in notturna la prima sera e dove siamo tornati con piacere nei giorni seguenti per visitare la Chiesa di Mattia e il resto. A Budapest abbiamo sperimentato un po' di cucina locale: ottima, molto sugosa e iperproteica ma che, nonostante l'apparenza, non crea problemi digestivi (soprattutto se dopo ci bevi su una bella Pàlinka!).
Passata meno di una settimana, esaurite le calzature asciutte (scarponi compresi), decidiamo di spostarci a sud verso la Romania. Avevamo in programma un giro sull'Ansa del Danubio ma lo rimandiamo al ritorno.
Tappa a Kecskemet per ammirare la bella piazza Kossuth, il palazzo Cifra e il Municipio. Sosta notte in una tranquilla via cittadina.
Al mattino - tempo semi sereno - si parte per Szeged, nostra ultima sosta ungherese prima di passare in Romania, strada facendo visitiamo il mercato e il municipio di Kiskenfélegyhaza (non chiedetemi come si pronuncia!). A Szeged purtroppo troviamo il fiume Tizsa bello gonfio e il campeggio termale dove volevamo fermarci allagato! Osserviamo con un po' di apprensione il livello dell'acqua: è ancora alta ma, in calo e gli argini sembrano belli robusti. Questa città ha subito due tremende alluvioni nel 1879 e nel 1970 quindi nel frattempo speriamo abbiano imparato come difendersi dal fiume. Fiduciosi ci piazziamo quindi nel grande parcheggio al di là del ponte in piazza Torontal e iniziamo la visita della città: è veramente carina e offre in uno spazio ristretto molti edifici e belle piazze da ammirare; visitiamo la Sinagoga (con spiegazioni in francese del rabbino), la Cattedrale e poi gironzoliamo per la città. All'ufficio del turismo scopriamo che domani ci sarà festa: festival musicale, sbandieratori, mercato del ponte e spettacolo pirotecnico. Infatti, il giorno dopo, la festa ha inizio: banda, sindaco, ponte stracolmo di banchetti e di stands, spettacoli in costume e... soprattutto il sole! Pranzo a base di gulyas cotto in un pentolone gigante, pomeriggio alla piscina termale e alla sera fuochi d'artificio. Ora sì che la vacanza ha preso il ritmo giusto.
sibiu
Lasciamo Szeged diretti alla frontiera con la Romania (Mako) il tempo è nuovamente incerto. Passiamo senza intoppi la dogana ma subito dopo, non appena ci fermiamo per vedere i valori del cambio, veniamo attorniati da un tizio e da diversi bambini; l'uomo offre cambio in nero mentre i bambini circondano praticamente il camper, sono molto insistenti e le guardie doganali a pochi metri fingono di non vedere. La prima immagine della Romania non è buona. Proseguiamo verso Arad e Sibiu. Attraversiamo una pianura simile a quella che abbiamo appena lasciato in Ungheria, ma è come se fossimo tornati indietro di cinquant'anni: ci sono più carri tirati da asini e cavalli che auto, le strade sono penose: buchi e ondulazioni varie. Subito dopo la pianura inizia una zona di collinette e di interminabili villaggi di casette, costruite in fila lungo il margine della strada, che si percorre ai 40 chilometri all'ora! Dopo una sosta ad Alba Julia, per visitarne i resti romani, arriviamo a Sibiu. Troviamo il campeggio seguendo le indicazioni per il Museo del Villaggio. E' annesso ad un hotel-ristorante, non c'è possibilità di scarico né di carico acque se non arrangiandosi nel blocco dei bagni, dove bisogna utilizzare gli stessi lavandini sia per l'igiene personale che per il resto dei lavaggi! Meno male che il camper offre una certa autonomia. Intanto la pioggia ci ha ritrovato e il nostro entusiasmo comincia a perdere un po' di smalto. Nei giorni successivi approfittando di alcune schiarite riusciamo ad andare in città: gironzoliamo tra le piazzette Mica e Mare, i vari vicoli e il mercato gustando ciorba e mici (non sono gatti, ma spiedini/polpettina). La cittadina è tutta un fermento di lavori, stanno restaurando il centro storico e quando i lavori saranno finiti sarà ancora più bella. Non lontano dal campeggio si trova il Museo del Villaggio che si può visitare in una giornata: è la ricostruzione all'aperto delle architetture contadine delle varie regioni, alcune casette sono arredate e quasi tutte hanno un “custode” che tiene in ordine lo spazio verde e volentieri, con una piccola mancia, fa da cicerone.
Si passa una gradevole giornata in ambiente molto bucolico e si può mangiare in un'antica locanda ricostruita. Lasciata Sibiu facciamo una prima tappa alla Chiesa Fortezza di Biertan, peccato sia chiusa e tutto intorno sembri piuttosto in abbandono, e poi a Sighisoara dove saliamo fino alla Cetate (Cittadella). A Bran, paese del castello di Dracula arriviamo con l'atmosfera giusta: pioggia e lampi. Sosta al campeggio Vampir, che si rivelerà il campeggio migliore tra quelli utilizzati in Romania. Peccato che a Bran una volta visitato il castello non resti molto da fare.
Visita di Brascov in giornata utilizzando il parcheggio a pagamento vicino alla Chiesa Nera poi lasciamo la pianura e andiamo verso i monti Bucegi, ancora spruzzati di neve, e il paesaggio cambia: ci sono pini ed abeti e le case sembrano piccoli chalet. Da Sinaia in poi riprende la pianura ed inizia la nostra ricerca del lago di Snagov e del relativo Monastero. Purtroppo non riusciamo a trovarlo e seguendo le indicazioni di alcuni locali volonterosi ma, molto pasticcioni, finiamo a sera tardi al Monastero di Tigamesti, dalla parte opposta rispetto a Snagov, dove non c'è ombra di lago nè di campeggi. E' tardi, siamo stanchi, il posto è tranquillo e le monache con gesti e sorrisi ci fanno capire che possiamo sostare nella piccola piazzetta vicino al pozzo. Il giorno dopo andando verso Bucarest vediamo finalmente l'indicazione giusta ma ormai Snagov ... ci sta antipatico. Arrivati a Bucarest troviamo senza troppe difficoltà il campeggio Casa Alba, è nel verde, abbastanza ben organizzato e molto controllato con cani da guardia e sorveglianti! Tiriamo giù la vespa e partiamo alla conquista della città. Ma Bucarest ci delude presto: palazzoni e vie in stile pomposo oppure vie, come Lipscani, che di tipico hanno solo il degrado.
Ci sono invece piaciute le piccole chiese ortodosse, come il Monastero Stavropoleos, circondate e quasi assediate da palazzi e palazzoni; ovunque incombono mega cartelloni pubblicitari. Alla direzione del campeggio non troviamo alcuna informazione turistica e anche la città stessa offre ben poche indicazioni per il turista che vuole muoversi autonomamente. Decisamente non riusciamo a cogliere il fascino di Bucarest e continuiamo a pensare a città come Praga, dove non ci stancavamo mai di passeggiare e gironzolare. Lasciamo quindi Bucarest senza rimpianti e ci dirigiamo verso il Mar Nero, percorriamo l'interminabile pianura della regione Ialomita, i villaggi sono leggermente diversi con casette più lontane dalla strada e con giardini. Anche in questa regione, decisamente agricola, incontriamo carri e carretti, mucche, cavalli, galline e ... tutta quanta la fattoria. Lungo la strada troviamo spesso cani randagi ed anche molte carcasse di cani travolti dalle auto; bisogna guidare con attenzione sia a causa del cattivo fondo stradale sia per evitare di travolgere qualche animale. In Romania ho provato l'ebbrezza di superare una mucca che correva in centro strada mentre mio marito mi diceva “dai vai sorpassala” “certo - pensavo io - ma se metto la freccia la mucca capirà?”
Raggiungiamo la costa a Mamaia e proseguiamo costeggiando il Mar Nero, il paesaggio è deturpato da grandi complessi alberghieri alcuni dei quali sembrano abbandonati. Sosta notte a Neptun in parcheggio, finora abbiamo trovato solo campeggi chiusi, alcuni non si capisce se temporaneamente o definitivamente. Veramente uno lo troviamo aperto ma ci chiedono 24 Euro a notte, probabilmente si sono montati la testa! Il giorno successivo siamo alla frontiera con la Bulgaria dove ci aspetta una sgradita sorpresa, nonostante le indicazioni che avevamo trovato sul sito del nostro Ministero e benché all'ingresso in Romania nessuno ci avesse informato, la “vignette” per le autostrade rumene è obbligatoria anche se non se ne percorre neppure un chilometro e la solerte funzionaria vorrebbe farci 80 euro di multa! A noi sembra solo un modo per spillare soldi ai malcapitati turisti, comunque dopo le nostre rimostranze ce la caviamo con 2 euro più 3 di tassa ecologica, ma il nervoso non ce lo siamo risparmiato. Così dopo una settimana si conclude il nostro primo giro in Romania, al nostro ritorno l'attraverseremo ancora ma in regioni diverse: speriamo di trovarla più interessante e meglio organizzata per accogliere il turista itinerante.
Anche in Bulgaria la “vignette” è obbligatoria ma almeno ce lo dicono all'ingresso nel paese. La nostra strada verso la Turchia continua. Ora il fondo e la segnaletica stradale sono migliori e troviamo, oltre le indicazioni delle varie località (in cirillico e in caratteri latini), anche diversi cartelli con segnalazioni turistiche. Per il resto il paesaggio è simile e le casette poco diverse da quelle rumene. Prima deviazione per andare a Capo Kaliakra dove troviamo i ruderi di un'antica fortezza e un magnifico panorama sul Mar Nero (parcheggio a pagamento con ingresso al sito).
nesebar
Sempre lungo la costa visitiamo Varna: nella Cattedrale Ortodossa ammiriamo affreschi molto belli e osserviamo i voli delle rondini che nidificano al suo interno. Tappa successiva Nesebar, ma prima di visitarla dobbiamo decisamente trovare un campeggio. La sosta fuori campeggio è, in teoria, vietata in Bulgaria. L'unico campeggio aperto è ad Aheloy: decisamente ha visto tempi migliori, le varie casette (alcune a forma di igloo) sono abitate da componenti della grande famiglia che lo gestisce e gli altri ospiti del campeggio sembra siano lavoratori stagionali. Facciamo conoscenza con una tizia che parla italiano, ha lavorato in Italia per qualche anno. Ora lavora alla locanda bar adiacente, dove finiamo a mangiare tarator (zuppa con yogurt e cetrioli) e stufato con carne e peperoni, tra una chiacchiera e l'altra si scusa dello stato della struttura: “la stagione inizia più avanti...”. Il giorno dopo giro a Nesebar, molto caratteristica con le sue case di pietra, le chiesette e gli scorci sul mare. Siamo a maggio ma la presenza turistica è già molto forte e gli immancabili negozi di souvenir tappezzano già ogni via. Superate Burgas e Sozopol ci dirigiamo verso Rezovo dove dovrebbe esserci un paesino meno turistico con una bella spiaggia. Dopo aver percorso una strada un poco dissestata e aver superato il posto di blocco militare (siamo vicinissimi al confine turco, anche se la dogana vera e proprio è a Malko Tarnovo) arriviamo a Rezovo. E' davvero minuscolo, la spiaggetta c'è e ci facciamo il primo bagno nel Mar Nero. Sosta camper tra la caserma e il ristorante Panorama, dove mangiamo ottimo pesce.
Il giorno seguente siamo alla dogana di Malko Tarnovo dove, benché non ci sia molta affluenza, per passare le due dogane ci mettiamo più di un'ora. Soprattutto il fatto che ci sia la vespa sul camper e che il camper intestato ad entrambi, abbia l'assicurazione intestata a me sola, sembra creare qualche problema ai doganieri.
Finalmente, dopo un “consulto bulgaro – turco”, entriamo in Turchia: la zona molto boscosa è anche molto militarizzata, probabilmente sempre a causa del confine. Sotto una pioggia battente giungiamo in vista della penisola di Gallipoli, il panorama sarebbe fantastico se solo ci fossero meno nuvole... Sosta notte nel porticciolo di Gelilobu. Sveglia presto e poi si costeggia fino alla fortezza di Kilitbahir, che significa “serratura”, posta a guardia dello Stretto. Ha una forma decisamente particolare e salire lungo le strette scale fino alla cima delle mura offre un bel panorama e anche un po' di brivido. Traghettati a Canakkale iniziamo la nostra discesa lungo la costa Egea e presto arriviamo a Truva (Troia). Sosta al camping Troia e visita al sito archeologico: sono ben nove le città sovrapposte riportate alla luce ma, grazie ai molti pannelli esplicativi (solo turco e inglese), riusciamo a tornare indietro nel tempo e a cogliere il fascino di questi ruderi. Concludiamo la giornata con cena al ristorante Priamo (qui tutto trae ispirazione dall'antica Ilio). Il giorno seguente costeggiamo fino a Kadirga dove ci fermiamo a goderci il sole e il pulitissimo mare in un campeggio sulla spiaggia. Meta successiva Alibey Adasi (isola) dove scegliamo l'Ada Camping per fermarci qualche giorno ancora fronte mare.
Il paese più vicino è Ayvalick che raggiungiamo in vespa: c'è un bel lungomare, un piccolo porto, un bancomat, un mercato del pesce, qualche viuzza tra le vecchie case con i normali negozietti di vita quotidiana e piccoli ristoranti.
Una cena a base di pide e kebab, dolci e birra ci costa 24 milioni ... di lire turche. Lasciata Alibey, dove abbiamo fatto anche qualche bel giro con la nostra canoa gonfiabile, raggiungiamo Bergama. Visita all'Acropoli, al “vertiginoso” teatro e alla Basilica Rossa. Sosta notte nei pressi del porticciolo di Yenifoça, poi superata la trafficata Izmir proseguiamo fino alla penisola di Karaburun. Troviamo il piccolo campeggio Azutul: molto spartano ma in una bella baia; oltre noi solo qualche tenda di scout e alcune caravan di stanziali. I piccoli scout ci tengono “molta” compagnia sperimentando su di noi il loro inglese e facendoci anche una piccola rappresentazione teatrale! Passiamo alcuni giorni tra giri in canoa e bagni, peccato i fondali siamo deludenti. Lasciata Karaburun continuiamo lungo costa: visita e sosta notte a Sigacik, paesino con vecchie mura e caratteristici passaggi a volte. Incontriamo una coppia italiana che ci fa visitare l'ex scuola coranica restaurata da poco. La costa tra Sigacik e Selcuk, benché molto invitante, non offre molte possibilità di sosta. Ci sono belle baie ma, sono occupate da insediamenti militari o da residence e, non ci sono campeggi.
A Selcuk, dopo aver visitato le rovine della Basilica di S. Giovanni, ci piazziamo al Garden Motel Camping: molto curato con vista sulla cittadella e sull'antica moschea. Il proprietario vende anche tappeti ed è l'unico possessore di un autentico tappeto volante (volante perché lo ha portato con sé in un lancio col paracadute!)
Da Selcuk ci spostiamo in vespa ad Efeso. Arriviamo al mattino abbastanza presto, così evitiamo la prima orda dei pullman turistici e riusciamo ad immaginare l'atmosfera dell'antica città. Passeggiamo con calma nella via dei Cureti studiandone i particolari dei negozi e dei templi arrivando infine ai resti della splendida Biblioteca. E' un sito archeologico da non perdere.
Lasciata Selcuk facciamo una digressione all'interno per raggiungere Pamukkale. Le famose cascate sono effettivamente di un bianco abbagliante ma l'acqua è scarsa (convogliata nelle varie piscine termali) ci consoliamo con la visita dell'antica e suggestiva Hierapolis che le sovrasta.
Sosta al Coskum Pension Mocamp: ci rinfresciamo nella piccola piscina e osserviamo la vita locale.
Il giorno successivo andiamo al sito di Afrodisias non molto frequentato dai turisti e in parte trascurato. Restiamo affascinati soprattutto dall'atmosfera solitaria e romantica che vi si respira. Per di più il Tetrapylon è talmente incantevole che già da solo varrebbe la visita.
In serata arriviamo ad Akiaka, sosta notte al porticciolo. Il giorno seguente raggiungiamo l'isola di Cleopatra a bordo di un battello in compagnia di famiglie turche. Noi ed una coppia inglese siamo gli unici stranieri. Dopo varie soste e bagni in splendide insenature si fa pranzo a bordo (petto di pollo, insalata e ... spaghetti), nel pomeriggio si arriva al sito di Kedraie dove c'è la famosa spiaggia di Cleopatra con sabbia finissima e candida (seconda la leggenda portata sul luogo per il piacere della regina egiziana). Sabbia così preziosa che c'è l'obbligo di fare la doccia prima di uscire dalla spiaggia (tutta recintata) per lasciarne ogni più piccolo granello! Bellissimo bagno degno di una regina! Rientro al porto, ancora una notte ad Akiaka poi dirigiamo sulla penisola di Datça. Superiamo la turistica Marmaris e iniziamo la tortuosa strada che percorre la penisola. Ben presto ci lasciamo affascinare dagli scorci sul mare e lasciata la via principale scendiamo seguendo le indicazioni del campeggio Inbuku, che troviamo in una piccola baia circondata dai pini. Ci sono soprattutto tende e qualche caravan e, anche se i posti per un mansardato “grossotto” come il nostro non sono molti, riusciamo a piazzarci vicino alla riva e all'ombra.
Nel piccolo paradiso di tranquillità di Inbuku ci fermiamo sei giorni trascorsi a nuotare, andare in canoa, prendere il sole e fare conoscenza con i gentilissimi vicini turchi. Ovunque, durante tutto il nostro viaggio in Turchia, abbiamo trovato persone che nonostante le difficoltà di lingua ci hanno fatto sentire ben accetti e abbiamo provato il vero significato della parola ospitalità. Persone che con un sorriso, con l'offerta di un semplice piatto di frutta si sono interessate a noi e si sono preoccupate di sapere se tutto andava bene e se il loro paese ci piaceva. Nessuno, a parte alcuni venditori di tappeti e souvenir vari, che sono comunque meno insistenti dei loro omologhi marocchini o tunisini, ci ha mai rivolto la parola per pretendere qualcosa o per venderci qualcosa.
Lungo la nostra lunga strada siamo stati invitati a più di un pic-nic (una delle attività preferite dalle famiglie turche) e spesso hanno voluto che facessimo con loro fotografie ricordo.
Dopo Inbuku facciamo sosta nel paese di Datça al camping Ilica che usiamo come base per esplorare in vespa il resto della penisola: Kargi, bella baia con alle spalle una piccola piana con fattorie, Ovabuku e Hagit Buku belle baie ma posti troppo stretti per il camper; infine a Palamut Buku troviamo un ampio arenile con paesino e isolotto ma nessun campeggio. In quest'ultima località il proprietario di uno dei ristoranti ci suggerisce di sostare sulla spiaggia (se avessimo bisogno d'acqua potremo poi rivolgerci a lui), così torniamo con il camper e ci piazziamo un poco discosti dal paese per non dare fastidio. A Palamut restiamo quattro giorni facendo bagni e girando in canoa (che usiamo anche per arrivare al porticciolo per acquistare pesce dai pescatori), unico problema il vento che soffia verso sera e ci costringe a costruire una specie di fortino di pietre a protezione del barbecue. Una notte arriva anche una pattuglia della Jandarma ma, non è per mandarci via, è per allontanare alcuni ragazzi in motorino che sgommano sulle dune vicino alla spiaggia. Dopo l'ottima sosta a Palamut arriviamo fino alla punta della penisola per visitare il sito di Knidos: un po' trascurato (l'erba cresce tra le rovine finché le pecore che lo frequentano non decidono di mangiarsela) ma, in una posizione fantastica, sul mare. L'antica città aveva due porti, che crearono la sua fortuna: le navi potevano attraccare secondo i venti nel porto mediterraneo o in quello egeo.
Lasciata la penisola (dove abbiamo fatto un soggiorno mare ideale) arriviamo al lago salato di Koycegiz e facciamo sosta notte al campeggio comunale fronte lago. Nuovamente in marcia superiamo Fethiye con campeggio troppo affollato per noi, viziati dalla penisola di Datça, ed arriviamo alla laguna di Oludeniz e al campeggio omonimo. Anche Oludeniz si rivela un po' troppo turistica per i nostri gusti in paese ci sono solo pensioni, ristoranti e agenzie di viaggio ma, visto che ci siamo, ne approfittiamo per visitare i dintorni in battello: ennesima Grotta Azzurra, Valle delle farfalle e isola di S. Nicola; giro in tono minore rispetto a quello di Akiaka, che era più interessante e meglio organizzato.
Il giorno dopo partiamo verso Kas, dove ci piazziamo al campeggio Akcagesum, a poco più di un km dal paese. Restiamo un paio di giorni e da lì in vespa visitiamo Kas: casette bianche con tanti bovindo in legno, negozietti di artigianato, l'antico teatro e la piccola penisola attaccata al paese dalla cui punta si vede la greca Kastellorizo. In moto arriviamo anche ad Uçagiz: paesino raccolto intorno al porticciolo e alle spalle qualche rudere dell'antica città licia di Teimussa, soprattutto tombe scavate nella pietra. Prima di arrivare ad Antalya facciamo tappa ad Olympos. Per arrivare alla bella baia bisogna fare con il camper un bel pezzo di strada con discesa ripida e poi percorrere a piedi il sentiero che attraversa il sito dell'antica Olympos. Posto molto bello con caratteristiche costruzioni di tende sugli alberi ma ci sono baie altrettanto belle più facilmente raggiungibili. Ad Antalya sostiamo al campeggio Denzer, il più vicino alla città. Campeggio molto folcloristico con costruzioni di capannette sugli alberi e sul fiume, agglomerati-scultura fatti con oggetti disparati, nonché conigli, paperi e galli in libertà. Uno di quest'ultimi ha rischiato molto, durante il nostro soggiorno, visto che tutte le mattine si piazzava a cantare sotto la nostra mansarda alla beata ora delle cinque dopo che la musica, stile melodico lamentoso, del ristorante del campeggio ci aveva deliziato fino alla mezzanotte passata. Comunque il campeggio, con la sua fresca piscina, si rivela una base ottima per Antalya e dintorni. Siamo ormai alla prima settimana di luglio e il caldo si fa sentire.
Giro alle cascate superiori del Duder: sono alle spalle della città in un bel parco ombroso: facciamo una bella passeggiata ammirando le cascate e passando dentro alcune grotte formate dalle acque tumultuose. Le cascate inferiori del Duder sfociano invece direttamente in mare nei pressi della spiaggia di Lara e sono più suggestive viste dal mare che dalla città. Prima di rientrare facciamo un giro a Kaleici antico porto romano, passeggiamo tra le vecchie case invase purtroppo da negozi e negozietti e dove troviamo anche qualche venditore un po' più insistente.
Il giorno seguente raggiungiamo il sito di Termessos. Da Antalya sono circa 40 km in vespa poi si prosegue a piedi per un'oretta prima di arrivare alla tenace antica città: neppure i romani riuscirono a conquistarla. La visita, dato il caldo e la salita, è un po' faticosa ma, davvero interessante: il sito, così impervio e in parte coperto di boscaglia, ci suggestiona e ci fa quasi credere di essere noi ad aver trovato questo o quell'edificio semisepolto. Ci sentiamo dei novelli Indiana Jones e scorrazziamo su e giù come ragazzini.
Da Antalya dirigiamo verso il lago di Beysehir per raggiungere poi la città sacra di Konya, il primo tratto è di strada buona poi dopo Akseki iniziano tornanti e strettoie e anche qualche sterrato. Guidare non è certo monotono anche se, superiamo solo piccoli villaggi, incontrando più pecore che persone.
A Beysehir visitiamo la moschea medioevale di Esrefoglu, bei pilastri in legno scolpito e mihrab di piastrelle di ceramica. Sostiamo riva lago “intrattenuti” da vari locali attirati dalla novità dei turisti in camper, siamo all'interno del paese e certamente non sono molti i camperisti che arrivano qui. Diverse persone ci avvicinano per fare conversazione, anche qua troviamo chi parla almeno un po' di inglese e soprattutto alcuni bambini, in età scolare, se la cavano piuttosto bene. Dopo uno splendido tramonto sul lago, siamo costretti a spostarci, oltre a qualche ragazzino troppo curioso che viene a sbirciare e cerca di attirare l'attenzione, siamo attaccati da minuscole ma fetentissime zanzare.
Quindi sosta notte lontano dal lago nello spiazzo vicino alla moschea Esrefoglu.
Giunti a Konya parcheggiamo nei pressi del Museo Mevlana e veniamo avvicinati da un uomo che ci propone di farci da guida (autorizzata). Non parla italiano ma, solo francese, accettiamo ugualmente. Ci fa parcheggiare all'interno del Giardino delle Rose poi all'interno dell'edificio ci spiega tutto in modo molto dettagliato: illustrando il complesso sia dal punto di vista storico-filosofico che artistico.
Ovviamente la storia del poeta Mevlana fondatore della confraternita sufi dei Dervisci Rotanti è il pezzo fortePranziamo con lui al vicino ristorante (mangiamo molto bene, unica pecca siamo in una città molto religiosa e nessuna bevanda alcolica può essere servita). Decidiamo di continuare con lui anche la visita alla città e passiamo il pomeriggio tra moschee, musei, ceramiche selgiudiche (stile geometrico) e ceramiche ottomane (stile floreale) concludendo così in modo soddisfacente la nostra visita di Konya (25 € ben spesi). Proseguiamo fino a Sultahani dove si trova un antico caravanserraglio.
Sosta al piccolo campeggio Kervan, a gestione familiare, dove ci gustiamo una semplice cena contadina: minestra di lenticchie, riso con kofte (tipiche polpettine turche) e melone. Siamo a 1000 m. di altitudine e, dopo un tramonto infuocato, ci godiamo un piacevole fresco. Al mattino, dopo aver gustato il tè e i gorleme (una specie di piadina) con formaggio offerti dai proprietari, facciamo un po' di manutenzione e pulizia al camper. Ogni tanto ci tocca accudire un po' il nostro “hotel a 5 stelle“ (definizione di un benzinaio di Cesme). Nel pomeriggio giro al caravanserraglio, uno dei più grandi della Turchia ben ristrutturato e restaurato. Il giorno dopo siamo di nuovo in marcia meta la Cappadocia.
Deviazione al monastero di Selime, dove rimaniamo molto impressionati dalla visita alla chiesa con navata interamente scavata nella roccia poi sosta presso l'ingresso della Valle di Ihlara che raggiungiamo scendendo 360 gradini. Passeggiata lungo il sentiero di fondovalle che la attraversa collegando le varie cappelle, grotte eremitiche e chiese bizantine realizzate scavando nel tufo vulcanico.
Sempre scavando sono state realizzate anche le incredibili città sotterranee. Noi visitiamo, nei pressi del villaggio di Guzelyurt dove la vita sembra ferma a 2000 anni fa, quella di Derinkuyu: la più grande della Cappadocia disposta su ben sette livelli.
Nel tardo pomeriggio arriviamo finalmente a Goreme cuore della Cappadocia e al campeggio Kaya, appena sistemati ci fiondiamo in piscina! Il campeggio è uno dei migliori trovati in Turchia, pulito e con un meraviglioso panorama sulla valle.
mongolfiere
Il giorno seguente all'alba siamo svegliati da uno strano rumore: sembra un soffiare, un sibilare ... sono le mongolfiere che sorvolano la valle: sarebbe un bel giro ma, sentiti i prezzi, decidiamo di rimandare a... una prossima visita. Mai dire mai. Dopo aver piazzato la nostra amaca vista valle, tiriamo giù la vespa e andiamo a fare un giro a Nevschir. Pomeriggio tra piscina e giri di esplorazione: Uchisar, ancora abitazioni scavate nella roccia e formazioni tufacee in tutte le fogge e dimensioni, poi passeggiata a piedi alle chiese rupestri vicine al campeggio. La Cappadocia è fantastica ma anche faticosa: si scende e si sale in continuo, si salgono impervi scalini e si entra in angusti anfratti, per fortuna la piscina al nostro rientro ci ritempra. Nei giorni seguenti visitiamo: Urgup, altre abitazioni troglodite e un fantastico hamman dove ci facciamo un bel bagno turco con massaggio. Non ci perdiamo le chiese rupestri Sarica, Kepez e Pancarlik: ognuna è diversa e ognuna ci stupisce nella sua apparente semplicità. Ortahisar dove saliamo fino in cima al “castello” che offre belle vedute da vertigine e qualche passaggio che non sembra troppo sicuro.
Imperdibile anche la Valle di Devrent con gli spettacolari camini di varie dimensioni e colori, il piccolo paese di Cavusin con la Chiesa di S. Giovanni Battista con le vecchie case ricavate nella roccia. Concludiamo le visite con la Valle delle Rose che ospita altre due chiese rupestri.
in vespa nella valle delle rose
Dopo una settimana di esplorazioni e di tramonti infuocati lasciamo, un po' a malincuore, la Cappadocia direzione costa del Mar Nero, sosta notte al parco di Ilgaz a 1800 m. e il mattino seguente raggiungiamo il mare a Catalzeytin. Da lì in poi la strada non sempre lo costeggia ma, sale spesso in collina così il mare resta irraggiungibile, infatti nessuna via scende verso la riva. Verso sera ci fermiamo nel porticciolo di un piccolo paese, Doganyurt. Cena in un minuscolo ristorante secondo il proprietario siamo i primi stranieri che arrivano in paese, potrebbe anche essere infatti non siamo in una zona molto turistica.
Continuiamo la strada che, tra saliscendi e tornanti, costeggia il mar Nero incontrando mucche e asinelli ed anche furetti! Sosta al villaggio di Kapisuyu, c'è un piccolo lungomare e una grande spiaggia, l'acqua non è molto pulita ma c'è brezza e non ci perdiamo l'occasione di sostare in una spiaggia dove anche le mucche vengono a farsi un giro e a sdraiarsi al sole. La maggior parte delle donne fanno il bagno vestite ma ce ne sono anche alcune in costume da bagno. Il giorno dopo sosta al mercato di Kuruçasile per acquisto verdure e frutta (qua, niente inglese, si va a gesti e non c'è verso di comprare quantità di merce inferiori al chilogrammo) poi si prosegue verso Amasra e mentre cominciamo a pensare di essere gli unici pazzi a fare questa strada con il camper incontriamo un camper italiano: è una simpatica famiglia romana con due bambini. A arrivano da Rize, hanno fatto l'interno fino al confine con l'Iraq! Con loro passiamo due giorni ad Amasra (il paese più carino di tutta la costa finora percorsa, è turistico ma senza mega residence) passeggiando e facendo un po' di bagni. Ci ritroviamo poi a Safranbolu (paese con vecchie tipiche case ottomane in legno dove ci godiamo un altro hamman) dove ci salutiamo gustandoci in pasticceria una bella serie di dolci tipici. Superiamo Istambul (già visitata in un precedente viaggio) e sostiamo per la notte al villaggio di Marmaracik.
edirne moschea
Il mattino seguente siamo ad Edirne al campeggio Omur, nel pomeriggio in moto visita alle moschee UçSerefeli dai minareti diseguali e Eski la più vecchia. Giro al bazar, rientro al campeggio e bagno ristoratore in piscina. Il giorno dopo visita del complesso Bayezid (ospedale, scuola, moschea, manicomio) che risale al 1400. C'è un piccolo museo con ricostruzioni che illustrano le tecniche ospedaliere del tempo e come veniva utilizzato l'edificio. Edirne è caratterizzata da numerosi ponti sul fiume Tunca, lungo fiume ci sono anche parchi con piccoli ristoranti, in uno di questi pranziamo con ottime meze (antipasti misti) e pide (focacce) al formaggio. Un ultimo giro in centro per visitare la splendida Selimiye Camii, moschea capolavoro di Minar Sinan poi bagno all'Hamman e rientro alla base.
Oggi inizia il rientro verso casa, anche se abbiamo ancora molti km da fare e molti posti da vedere, è il momento di inversione di rotta e raggiungiamo quindi la frontiera bulgara ignari del fatto che ci aspettano 5 ore di coda! Nell'attesa faccio in tempo a pulire un chilotto di zucchini, cucinarli, farne una frittata, mangiarcela e ... digerirla mentre aspettiamo di passare! In Bulgaria ci fermiamo a Plovdiv dove sostiamo sulla piazza vicino lo stadio, l'unico campeggio infatti ha un ingresso in cemento ad altezza 2 metri! Ceniamo con manti (specie di raviolo turco ripieno di carne) pensando alla Turchia ... già ci manca. Nel nostro percorso bulgaro di ritorno visitiamo: la Chiesa di Sipka dai colori squillanti e dalle cupole dorate che brillano a chilometri di lontananza; il villaggio-museo di Etara con ricostruzioni di vecchie case rurali; il villaggio di Trjavna dove, grazie alla polizia locale, riusciamo ad arrivare alla casa museo dai soffitti scolpiti e Veliko Tarnovo con fortezza arroccata. Poi in due ore (tra taglieggiamenti e scortesie varie) passiamo la frontiera rumena a Ruse -Giurgiu pagando tasse sui ponti, sulla disinfezione e persino una tassa ecologica!
Dopo aver cenato in un ristorante lungo la strada per Buzau ci fermiamo (con il benestare dei proprietari) nel parcheggio per la notte ma, dopo che uno strano tipo viene più volte a reclamare soldi, preferiamo spostarci in pieno centro a Buzau vicino al locale MacDonald.
Finalmente il giorno dopo arriviamo alla nostra meta, nella parte meridionale della Bucovina, la regione dei Monasteri Ortodossi.
Prima sosta Dragomirna (sosta notte al campeggio nei pressi) poi il giorno seguente visitiamo i complessi di Sucevita e di Moldovita. Il più pregevole è certamente il Sucevita circondato da mura difensive e splendidamente decorato, sia su tutte le pareti esterne che all'interno, con affreschi che servivano a far conoscere il Vecchio e il Nuovo Testamento a chi non sapeva leggere.
voronet
Il tempo intanto è decisamente peggiorato piove e fa freddo ci consoliamo con polenta e funghi al ristorante del campeggio Vila Lulu. Con la visita a Voronet (il celebre blu dei sui affreschi è un po' sbiadito ma la raffigurazione del Giudizio Universale è molto interessante, ricca di particolari e bizzarre simbologie) concludiamo il giro dei Monasteri e dirigiamo verso la regione dei Maramures.
Primo tratto strada in lastroni di cemento (uno spasso per le gomme!) poi si sale ai 1400 metri del passo Pislop: belle foreste, cavalli e mucche al pascolo, molti villaggi e villaggetti con casette in legno dipinto. Sosta notte al piccolo campeggio Poleni poi si riparte verso l'Ungheria. Passaggio veloce alla frontiera di Valea Lui-Mihai poi presso il parco Hortobagy con sosta al campeggio Putza. Giusto il tempo di piazzarci e di fare un po' di bucato e il dio della pioggia ungherese si scatena!
Ecco ora riconosciamo l'Ungheria ... bagnata e umidiccia come a maggio! Cena alla Czarda Hortobagy dove gustiamo, oltre agli ottimi antipasti, il bufalo in umido. Nei giorni seguenti la pioggia continua. Lasciamo il parco e dirigiamo, dopo una sosta a Godollo per visitare il castello di Sissi, verso l'ansa del Danubio. Meglio vederla “bagnata” che non vederla affatto.
Sosta a Szentendre poi deviazione per Pannohalma dove finalmente troviamo un po' di sole.
Notte al campeggio Panorama e il mattino seguente, attraverso il bosco, raggiungiamo l'Abbazia e visitiamo la splendida biblioteca. Serata novembrina con pioggia persistente eppure il calendario dice 6 agosto!
Il giorno seguente passiamo, sempre sotto la pioggia, il confine austriaco cercando … di seminare almeno qualche nuvola. Il nostro secondo giro in Ungheria è finito e ora sappiamo perché è così verde … ci piove molto e molto spesso! Sosta notte poco prima della frontiera a Magyarlak poi, attraversata l'Austria, rientriamo in Italia.
Concludiamo così il nostro primo grande viaggio.

Grande come distanza: abbiamo percorso 11.400 km con il camper e 990 km con la vespa attraverso quattro stati.

Grande come durata: siamo infatti rimasti a zonzo dal 9 maggio al 10 agosto per un totale di 93 giorni.

luna



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